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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

ART 3.0: AutoRiTratto di Franco Mauro Franchi

Le creature di Franco Mauro Franchi si adagiano come moderne reliquie di bellezza, effondendo costumanze abbondanti, vanagloria terrestre. Anime candide dai corpi lussuriosi, si pongono in posa, solitarie e pensanti, mentre la luce naturale le scalda, vestendole di riflessi scuriti.                                                    Leggi L'intervista  

ART 3.0: AutoRiTratto di Silvia Logi

Simile ad un Arcimboldo femminile che – per virtù fantastica e capacità artigianale nel lavorare la meraviglia – riesce a formare astute significazioni allegoriche, animali ingioiellati, scatolosi affastelli di frutti, di alberi o panorami, Silvia Logi raccoglie i materiali del mondo (legnetti, perline, bottoni, pezzi di mosaico, matite, fiori secchi, pietruzze, vetrini, carte luccicanti, conchiglie ad altro ancora), per farne nuova rarità permanente, nata dalla predisposizione alla visionarietà magica e all’abilità alchemica e pratica. Come appassionata dal recupero minuzioso del minimo, del dimenticato e del futile, la Logi va alla ricerca di un ramo, di uno stelo o di un coccio, per farne elemento fondante di un nuovo componimento fantoccesco, ricucendo o incollando lembi di oggetti, rimanenze, frammenti che – riproposti in apparente concordia – generano puzzle giocondi e felici.                                    Leggi L'intervista

ART 3.0: AutoRiTratto di Paola Vallini

Non posso parlare di veri e propri modelli, preferisco parlare di contaminazione, di empatia con movimenti che avverto più vicini al mio sentire. Un grande artista per me è lo spagnolo Antoni Tàpies, che lavora molto sulla materia. Un altro grande artista, dal quale sono rimasta colpita, è Anselm Kiefer: rimasi per un’ora intera di fronte ad una sua grandissima opera al Guggenheim di Bilbao e ho avuto la stessa emozione ammirando le sue opere nella collezione Gori, alla Fattoria di Celle.                                                        Leggi L'intervista

ART 3.0: AutoRiTratto di Lelia Secci

                                                           Sicuramente uno dei passaggi fondamentali è stato l’aver frequentato per due anni il corso di restauro e pittura a Palazzo Spinelli di Firenze. Ricordo che gli insegnanti erano veramente preparati e tutta la scuola era contraddistinta dell’internazionalità poiché, in ogni classe, c’erano studenti provenienti da diversi Paesi. Uno scambio di idee e di tavolozze perché comunque ognuno portava con sé la propria cultura, i propri colori, le proprie tradizioni e perché no, alcune tecniche nuove. Lì ho appreso − oltre alle tecniche pittoriche − anche l’incisione, l’affresco e la scultura. Ovviamente un altro momento fondamentale è stato l’incontro con il pastello Rembrandt che ancora oggi sento molto affine anche se, ultimamente, mi sto dedicando al pastello acquerellato.                                      Leggi L'intervista