GIOIELLI DI GIORDANO PINI
per la COLLEZIONE FIORGEN
LE TESTIMONI
clicca sui loro nomi per scoprire il gioiello
I Gioielli saranno esposti alle Reali Poste - Uffizi -Firenzedal 24 novembre al 1 dicembre 2012
orario 10.00-17.00
orario 10.00-17.00
“O speculatore delle cose, non ti laldare di conoscere
le cose che ordinariamente per sé medesima la natura conduce. Ma rallegrati di
conoscere il fine di quelle cose che son disegnate dalla mente tua.”
Leonardo da Vinci
GIOIELLI-SCULTURA, OLTRE L’ORNAMENTO
Il termine gioiello ha
una bella etimologia, viene dal latino joca plurale di jòcum - jocus,
ovvero gioco, per estensione tutto ciò che dà piacere. In questo senso
il gioiello costituisce un ideale mezzo per avvicinare le persone in modo
positivo, per procurarsi reciprocamente anche una piccola felicità. La
Fondazione Fiorgen Onlus istituita nel 2002 con l’obiettivo di favorire
la collaborazione tra gli scienziati e i medici per realizzare nuovi farmaci
basati sul genoma, anche se in senso metaforico, è un altro vero gioiello.
Giordano Pini è un artista al
quale le etichette non sono mai piaciute, egli è certamente un abilissimo orafo
ma ha sempre concepito i suoi gioielli come vere e proprie opere di scultura,
in un formato tale da poter essere indossate, mentre in genere le sculture
restano relegate in ambiti se non chiusi almeno statici.
Dal punto di vista formale
queste “sculture-gioiello” sono immaginate come aggregazioni molecolari che si
sviluppano dinamicamente, generando forme sempre nuove in un rapporto quasi
dialettico con quelle anatomiche del corpo che le indossa, costituendovi
un’armonia così intima da potersi definire “organica”.
Le forme plastiche di Giordano
Pini diventano una sorta di seconda pelle, superando la nozione di “ornamento
estetico”. In tal senso il lavoro di questo artista rende obsoleta la diatriba
durata tutto il 900 sulla compatibilità o incompatibilità tra arte e ornamento1. L’artista è
infatti consapevole del fatto che nulla può essere di per sé “ornamentale”. Per
capirlo basta essere consapevoli delle operazioni mentali necessarie per
categorizzare qualcosa come “ornamento” o come “orpello”. Si guardi un semplice
tratto lineare con degli occhielli: , è evidente che per pensare agli occhielli
stessi come a un “ornamento” della linea occorre sentirli come elementi a sé
stanti posti in aggiunta all’elemento portante. Chi valuta poi negativamente
gli ornamenti così costituiti ne parla come di “orpelli”. Ma come già detto le
“sculture-gioiello” di Giordano non sono concepite come “ornamenti”, esse si integrano
al corpo trasformandosi in una sorta di suo completamento organico, come i
tegumenti che rivestono i corpi degli esseri viventi: le scaglie dei pesci, gli
esoscheletri di certi insetti, le placche ossee di certi rettili; ecc..
Le loro forme sembrano sgorgare
da una serie di naturali moti molecolari, così ricchi e complessi da essere
trattati, preferibilmente, in relazione alla probabilità della loro ricorrenza
statistica. Ciò non significa però che la loro realtà sfugga di per sé
all’applicazione degli schemi deterministici, con i quali si può sempre
spiegare qualcosa introducendo l’elemento causale. Applicando lo schema
statistico, infatti, non si sta cercando affatto una spiegazione causale.
Questo discorso è molto importante perché mostra quanto arte e scienza siano
legate tra loro da una molteplicità di aspetti. L’artista e lo scienziato
partono entrambi da un’“intuizione”, la quale però non è mai la presa diretta
di una realtà in sé, di una particolare legge di natura, ma piuttosto il
risultato di un processo sviluppato all’interno di un certo codice linguistico,
di un certo linguaggio formale. Solo nel contesto problematico che ha animato
il lavoro artistico di Lucio Fontana portandolo a fare il primo “taglio” della
tela, un gesto apparentemente così banale si è manifestato intuitivamente come
la soluzione ai problemi che l’artista si poneva. Lo stesso vale per le
scoperte rivoluzionarie di Einstein e di tutti i grandi scienziati prima e dopo
di lui. Ma nessun artista o scienziato ha mai conosciuto le cosiddette “leggi
naturali”. Einstein lo ha detto chiaramente: “I concetti della fisica sono
libere creazioni della mente umana e non sono, comunque possa sembrare,
unicamente determinati dal mondo esterno.”
Giordano Pini osservando con
acutezza i fenomeni naturali ne ha ricostruito a modo suo gli schemi dinamici
ricorrenti, elaborandoli formalmente ogni volta con infinite varianti nelle sue
opere. La comprensione del metodo usato da Giordano Pini porta a un chiarimento
della comune nozione di “astrazione”, spogliata delle idealizzazioni
filosofiche che mirano solo a sublimarla, rendendola inutilizzabile.
L’“astrazione” è un processo di riduzione tra due termini perfettamente noti e
confrontabili, (dalla testa all’uovo), un processo che è l’esatto contrario di
quello “costitutivo”, del quale ne è infatti l’analisi. Le forme plastiche di
Giordano Pini affermano questo modo d’intendere l’astrazione, lo si vede
chiaramente confrontando le forme delle sue “sculture-gioiello” con quelle
dello “scettro”, ricavato lavorando un ramo di olivo. Nello scolpire il legno
Giordano si è ispirato alle strutture anatomiche del corpo umano, dello
scheletro e dei fasci muscolari, esaltando nel contempo la bellezza della
venatura dell’olivo. Il bronzo dorato, in parte ossidato e in parte lucido e
gli splendidi quarzi che l’arricchiscono trasformano il bastone in un vero
“scettro”. Gli echi gotici delle maschere antropomorfe con cui esso termina in
basso, richiamano poeticamente le paure che animavano i nostri antenati,
soprattutto di fronte al dolore e alla morte. Questo “scettro” avrà il potere
di risvegliare in noi almeno la speranza?
Montale 02-11-2012
Stefano Gambini
1 Le ricerche estetiche moderne hanno mirato alla realizzazione di forme
pure essenziali e funzionali, Adolf Loos (1870 – 1933) col saggio “Ornamento e
Delitto” (1908) ha posto formalmente il problema della contrapposizione tra
arte e ornamento.
Commenti
Posta un commento